Che cos’è la Violenza? E’ una forma di interazione sociale, condotta con l’intenzione di infliggere un danno o altre spiacevoli conseguenze a un altro individuo. Consiste in una tendenza istintiva, ipotizzata come causata da minaccia e attacco, e considerata come provocata da situazioni conflittuali o da frustrazione.
La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare questa emozione producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro violenta ed aggressiva visione della vita. Ecco come la violenza viene rappresentata e addirittura suscitata negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencate alcune delle opere più violente realizzate fino ad oggi.

Duccio di Buoninsegna, La strage degli innocenti, 1308-11
La Strage degli innocenti, è un episodio raccontato nel Vangelo, che tratta del massacro di bambini per ordine di Erode il Grande, re della Giudea. Informato dai Magi della nascita di Gesù, e temendo che il neonato potesse rubargli il potere, commissionò la morte di tutti coloro che per età potessero essere Gesù.
Duccio di Buoninsegna, cercò di riprodurre uno degli atti più cruenti e violenti mai accaduti. Si noti, in particolare, il mostruoso dettaglio degli aguzzini che infilzano le spade nei corpi dei bambini indifesi insanguinati, sotto lo sguardo terrorizzato e turbato delle madri. Il sincronismo nell’affondare le lame mostra tutta la loro violenza verso quei piccoli innocenti.

Gerard David, Il giudizio di Cambise, 1498
David, in questa tavola, basandosi su un racconto di Erodoto, raffigura il giudizio del Re Cambise di Persia nei confronti di un giudice corrotto di nome Sisamne. Il Re in persona è presente all’arresto, condannandolo alla scuoiazione da vivo.
L’opera Il giudizio di Cambise, è una vera ed accurata lezione di anatomia, che si presenta agli occhi dell’osservatore descritta con fredda ed esemplare crudeltà. Al centro è presente il giudice corrotto su un tavolo, circondato dai barbieri di corte, che scorticano interamente la sua pelle, scuoiata e tagliata a strisce. La violenza del quadro è impressionante e secondo gli ideali del tempo aveva anche un forte valore educativo.

Pomarancio, Il Martirologio nella Basilica di Santo Stefano Rotondo – 1580
Nella Basilica romana di Santo Stefano Rotondo al Celio, Niccolò Circignani detto il Pomarancio, ricevette l’incarico di affrescare il muro che chiudeva l’ambulacro. Essendo la Basilica dedicata al primo martire della cristianità, si pensò di realizzare il cosìddetto Martirologio tra gli intercolunni del primo giro di colonne.
Questa sequenza di scene è una fedele rappresentazione dello spirito ammonitrice della Controriforma. Sono 34 riquadri affrescati raffiguranti i supplizi e le atrocità a cui furono sottoposti alcuni martiri cristiani. Questo panorama di orrore e violenza ripercorre la storia della chiesa iniziando dalla Strage degli Innocenti, continuando con la Crocifissione di Gesù, a cui segue il martirio di Santo Stefano, con sullo sfondo le raffigurazioni dei supplizi degli Apostoli.

Giuseppe Vermiglio, Gioele e Sisara, 1621
Nell’opera di Vermiglio, vi è raccontata la vicenda dell’eroina biblica Giaele, si trova ad affrontare il generale di un esercito nemico, Sisara. Il comandante cananei, viene ospitato da Giaele nella sua tenda per giacere con lei, ma viene ingannato e ucciso.
Nell’opera Giaele e Sisara, vi è la rappresentazione dell’uccisione del comandante con un grosso chiodo appuntito che la donna gli conficca nella sua tempia. Questo tema venne ripreso da molti artisti, ma l’opera del Vermiglio si distingue per violenza e brutalità, soprattutto perché ci mostra tutta l’aggressività della donna e tutta la sofferenza dell’uomo attaccato.

Marina Abramovìc, Rythm 0, 1973
L’Abramovìc, ci ha sempre abituato a performance decisamente sopra le righe. Sotto il tema della violenza, ricordiamo l’opera Rythm0, dove lasció che la gente usasse il suo corpo come un oggetto. La performance, consisteva nel rimanere immobile per 6 ore, predisponendo su di un tavolo 72 oggetti da utilizzare sul suo corpo.
Tra gli oggetti vi erano strumenti di piacere come piume, fiori ma anche oggetti letali come coltelli e pistole. La situazione è letteralmente degenerata quando le ferirono il collo con delle lame, abusarono sessualmente di lei, le puntarono una pistola in faccia. Lo scopo dell’opera fu dimostrare come la violenza sia capace di intensificarsi in situazioni favorevoli, contro un soggetto più debole.
Federica.
Le performance disturbanti sono sempre molto apprezzate. Non so però quanto riescano a far capire. Di sicuro sono arte allo stato puro.
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